Teatro

Terra Santa, promessa a chi?

Terra Santa, promessa a chi?

Debutta in prima nazionale al Teatro Filodrammatici di Milano dal 7 al 23 gennaio Terra Santa, di Mohamed Kacimi, diretto da Corrado Accordino e con Alberto Astorri, Michele Bottini, Claudia Negrin, Silvia Pernarella e Francesco Meola. Mohamed Kacimi è considerato uno dei più interessanti autori contemporanei. Originario dell'Algeria, vive dagli anni '80 a Parigi dove Ariane Mnouchkine lo aveva accolto al Théâtre du Soleil. Nel 2007 vince con Terra Santa il Premio della Giuria al Grand Prix de Littérature Dramatique. Ormai noto in Francia e negli Stati Uniti, i suoi testi stanno arrivando anche in Italia, dove sono stati proposti letture e mise en espace. Alle 19.00 di martedì 11 gennaio, al Teatro Filodrammatici è previsto un incontro con Mohamed Kacimi, seguito dalla replica dello spettacolo.

Terra Santa è un’opera ambientata in una città in stato di assedio. Una qualsiasi città del Medio Oriente, dove vivono Alia e Yad, col figlio modello Amin; accanto a loro c’è la giovane Imen, ormai rimasta sola col gatto Gesù da quando la madre, Carmen, è stata fatta sparire ad un posto di blocco. In entrambe le case fa frequentemente irruzione il soldato Ian, che in questa guerra infinita non trova più un senso. Lo stato d’assedio è ormai diventato la normalità, con tutto il suo corollario di violenze e di ritorsioni. Per la prima volta in Italia, Terra Santa ci trasporta nel cuore dei bombardamenti e delle irruzioni, laddove c’è chi cerca di continuare a vivere e sperare, oppure sceglie di trasformare l’impotenza in martirio. Fra il fragore degli spari e il profumo del narghilé, i miagolii del gatto Gesù e le tempeste di pugni contro le porte, mentre il sapore intenso degli ultimi pistacchi di Aleppo ti muore in gola, la Morte incombe, sempre, e la paralisi è totale.

Eppure la scintilla improvvisa della vita sboccia di prepotenza in un ricordo, uno sguardo, un sapore ritrovato, nella forza vincente di un'ironia malinconica che pervade tutto, mentre il martire stupra, distrugge e uccide in nome di un Dio in cui nessuno crede più. Ognuno dei personaggi, a modo proprio, cerca di trovare un senso alla barbarie circostante. Qualcuno sceglie di continuare a vivere, a sperare. E, nonostante tutto, affronta la realtà cogliendone le piccole cose positive di ogni giorno; altri invece si votano al martirio ed entrano così nello stesso turbine di violenza dal quale vorrebbero evadere. "Questa non è una pièce sulla guerra, ma sulla vita nonostante la guerra, sul surplus di vita che la guerra produce" afferma Mohamed Kacimi, che racconta di essere stato sconvolto da una risposta di Primo Levi, che esprimeva la proprio convinzione a proposito del fatto che l’orrore non venisse dal filo spinato o dalle torri di sorveglianza, ma dal fatto che mancassero i cucchiaini, che i Tedeschi avevano nascosto ai deportati per costringerli a mangiarsi la minestra con le mani.

Terra Santa è un'opera che non spiega, non risponde a nessuna domanda, non cela nessuna verità: semplicemente mostra. E' un ritratto caustico di ciò che il mondo è, di ciò che noi uomini continuiamo a fare: difendere la posizione, costruire ruoli, vestire paure, seminare malinconie, insegnare il coraggio e imparare le bombe.

Troppi coglioni e poco buonsenso. Mi affatica, l’Oriente".